OSVALDO RAMOUS rappresenta la continuità storica della letteratura italiana a Fiume ed in Istria. Uno dei maggiori, se non il maggiore, scrittore novecentesco di quest’area. Nasce a Fiume nel 1905. Si accosta al giornalismo collaborando alla rivista “Delta” e alla “Vedetta d’Italia” in veste di critico teatrale e musicale. Dal ’30 al ’42 redattore della “Vedetta d’Italia” e dal 1944 direttore della stessa. E’ direttore del Dramma Italiano dal 1946 al 1961. Cura 46 regie, traduce in italiano numerose opere della drammaturgia jugoslava, scrive nove drammi e una decina di radiodrammi. È autore di dieci raccolte di poesie tra le quali Nel canneto, Vento sullo stagno, La parola nel tempo, Realtà dell’assurdo e Pietà delle cose. Scrive due romanzi, I gabbiani sul tetto e Il cavallo di cartapesta, numerosi racconti e circa quattrocento articoli e saggi letterari pubblicati su riviste italiane, jugoslave, americane, francesi, ecc. Benemerito mediatore tra due culture, si spegne a Fiume nel 1981.
Io volevo svelare la vera anima della mia travagliata città, la quale è la protagonista di tutta la vicenda. Fiume è una città tutta particolare e in un certo senso sconosciuta.
Lettera di Osvaldo Ramous ad Eraldo Miscia
(22 giugno 1969)
“Fiume, cuore simbolo dell’Europa del secolo Ventesimo”, annota Osvaldo Ramous in una pagina del suo diario. E proprio partendo da una città particolare, multietnica, multinazionale, città di confine, che l’autore vede mutare nel corso della storia, Ramous scopre la vera ricchezza e gli autentici valori. Eppure nel contempo riesce sempre ad affermare di sentirsi un apolide, un cittadino del mondo che nella cultura vede il ponte tra gli uomini e le civiltà. Ma il rispetto delle civiltà deriva dal rispetto di se stessi, della propria lingua e cultura. La lezione di Ramous così si fa preziosa: amare la propria città, difendere strenuamente l’appartenenza a una cultura di fronte ai confini politici ma, soprattutto, di fronte a quelli mentali.
GIANNA MAZZIERI SANKOVIĆ